Lo scorso 5 novembre i Siciliani si sono recati alle urne per il rinnovo dell’Assemblea Regionale Siciliana (ARS): da Messina a Trapani, da Ragusa a Palermo, gli abitanti dell’Isola maggiore del Belpaese sono stati chiamati ad eleggere il nuovo Presidente della Regione ed i 70 deputati che occuperanno per i prossimi 5 anni i seggi di Palazzo dei Normanni.
Le forze in campo e i candidati
Cinque i candidati in lizza di questa tornata alla Presidenza sicula: da una parte Giancarlo Cancelleri, il geometra nisseno proposto dal Movimento Cinque Stelle (M5S), dall’altra Nello Musumeci, ex Eurodeputato e sottosegretario al Ministero del lavoro e delle politiche sociali durante l’ultimo Governo Berlusconi, proposto dal Centrodestra unito (CDX); poi, Fabrizio Micari, Rettore dell’Università degli Studi di Palermo, proposta delle forze di Centrosinistra (CSX), Giovanni Giuseppe Claudio Fava, sostenuto da una coalizione di sinistra composta da Articolo 1 – MDP, Sinistra Italiana, Possibile, Rifondazione Comunista e Verdi, ed infine Roberto La Rosa, avvocato palermitano e storico indipendentista siciliano, il candidato alla Presidenza della Sicilia del Movimento Siciliani Liberi.
Una sfida scontata, un esito incerto
Già nelle settimane antecedenti il D-day siciliano, era parso scontato che la vera sfida si sarebbe tenuta tra Centrodestra e M5S: tutti i sondaggi davano per certo un testa a testa tra Musumeci ed il candidato “grillino”, una previsione comunque ricolma di condizionali in quanto al risultato effettivo e definitivo, in ragione dell’esiguo distacco registrato dai principali sondaggisti nelle intenzioni di voto tra i candidati sopracitati.
21 Novembre 2017 Solo lunedì 6 novembre, alla chiusura delle operazioni di scrutinio delle 5.300 sezioni di voto, l’esito fu chiaro: con un 39,80% delle preferenze, ossia 830.821 voti, Nello Musumeci riportava la Presidenza di Regione, superando il Cancelleri di cinque punti percentuali. Mentre Fava e La Rosa non arrivavano al 10% (6,10% e 0,70% rispettivamente), il Centrosinistra – grande sconfitto di queste elezioni – si fermava appena al 18,70% delle preferenze. In base a tali risultati, oltre alla Presidenza, il Centrodestra ha guadagnato ben 36 seggi nella nuova Assemblea Regionale Siciliana, il Movimento Cinquestelle ne ha riportati 20, il Centrosinistra 13 e la Sinistra di Fava 1.
Le reazioni
Già dopo le prime ore dalla diffusione dei risultati definitivi, il vincitore pronunciava il primo discorso da Governatore. Nello Musumeci, che viene a sostituire Rosario Crocetta (PD), ringrazia tutti gli elettori siciliani e asserisce d’impegnarsi al massimo in questi 5 anni di mandato per « restituire chi verrà dopo una terra normale, una terra libera da ogni zavorra, lontana da ogni condizionamento esterno, una terra riappacificatasi con se stessa, in cui ognuno deve ritrovare l’orgoglio di esserne figlio”. Auspica poi una fine delle ostilità tra i diversi candidati, tipiche di campagna elettorale, in favore di un lavoro congiunto verso l’obiettivo comune “che è quello della redenzione di questa terra” e lo si deve “a chi non c’è più e a chi c’è e in questa terra ci vuole restare”. Infine, il neo-Presidente sogna una Sicilia nella quale “ l’impegno antimafia deve diventare l’impegno di tutti i siciliani, ognuno nel proprio ruolo, ognuno nel proprio ambito”.
Dall’altra parte, Giancarlo Cancelleri s’apprestava da subito ad urlare al complotto: il candidato pentastellato, arrivato secondo alle spalle del Musumeci, ha annunciato che lavorerà per fare chiarezza su un voto che definisce “falsato” e segnato dai brogli, rilanciando la richiesta – già proposta prima del D-day siciliano, ma negata immediatamente dal ministro Minniti – di intervento degli osservatori dell’Osce “per monitorare fin da subito tutti i movimenti in vista delle politiche e che monitorino il voto delle politiche del 2018 nella nostra Regione”.
Infine, in casa PD è pressoché da subito iniziato un “torneo di scaricabarile” per capire a chi sia meglio addossare la colpa tra le teste del Centrosinistra per questa amara sconfitta. Renzi? Grasso? o forse Bersani?
L’importanza del voto Siciliano – “Teoria del Riflesso”
Fin dall’inizio della campagna elettorale, alle regionali siciliane del 5 novembre è stato attribuito un significato ben più importante rispetto a quello conferito usualmente ad ogni altra elezione regionale. Da più parti è circolata infatti l’idea che l’esito delle imminenti elezioni politiche (marzo 2018) che permetteranno agli italiani di eleggere il nuovo Governo con la nuova legge elettorale, sarà molto probabilmente “riflesso del voto siciliano”. Ciò significa, stando a questa teoria, che l’Italia dovrebbe tornare ad avere un Governo di Centrodestra.
Impossibile dire con certezza se l’esito siciliano si confermerà a mazo 2018; quel che è certo è che quest’ultimo ha confermato senza dubbio alcuno le attuali dinamiche e tendenze politiche nazionali: da una parte un CDX in piena crescita, dall’altra un M5S che s’impone come primo partito…ma che non riesce a catturare la totale fiducia degli italiani e, infine, un Centrosinistra frammentato in caduta libera.
A ognuno il suo impresentabile
È probabile che queste elezioni regionali non verranno ricordate solo per il clima d’incertezza politica in cui si sono svolte o per il presunto straordinario valore simbolico di cui godrebbero secondo la “teoria del riflesso” sopracitata. Eh già, perché all’indomani del voto si è assistito ad un’escalation di arresti senza precedenti nei confronti di diversi neodeputati e sostenitori degli aspiranti Governatori.
Il primo della lista è Cateno De Luca, neodeputato eletto dall’Udc e sostenitore del neogovernatore Nello Musumeci, arrestato per associazione a delinquere già l’8 novembre, con l’accusa di aver organizzato un sistema di false fatture per evadere le tasse.
La notizia dell’arresto di De Luca ha creato terreno fertile per Giancarlo Cancelleri e tutto il popolo pentastellato, che ha da subito urlato allo scandalo. Peccato che, tra un “ve l’avevo detto” e l’atro, meno di una settimana dopo (14 novembre) veniva arrestato Fabrizio La Gaipa, candidato con il Movimento 5 Stelle nella lista della provincia di Agrigento, con l’accusa di estorsione.
Anche il Centrosinistra, tuttavia, ha partecipato a questa “sfida a colpi di arresti” post-voto. Infatti, non più tardi di tre giorni dopo il fattaccio di De Luca (11 novembre), Il neodeputato Edmondo Tamajo, che correva a sostegno di Micari, candidato del CSX, è stato accusato di aver comprato voti al prezzo di 25 euro per preferenza ed è dunque indagato per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione elettorale.
Infine, è di oggi (21 novembre) la notizia dell’iscrizione nel registro degli indagati da parte della Procura di Palermo del neodeputato Riccardo Savona, eletto all’ARS nella lista di Forza Italia ed accusato di truffa e appropriazione indebita.
Insomma, viste le infauste vicende che stanno coronando la politica siciliana a distanza di appena due settimane dal voto, c’è da augurarsi quasi quasi che quella tanto decantata “teoria del riflesso” non resti che una teoria priva di fondamento.
Tommaso VENTIMIGLIA
Spec. in Studi internazionali e dell’Unione Europea